Un rapporto federale sostiene il salvataggio di Oak Flat

Un nuovo rapporto del Bureau of Land Management degli Stati Uniti espone la devastazione pianificata di cultura, acqua e ambiente al sito sacro di Oak Flat.

Il rapporto descrive in dettaglio le minacce culturali e ambientali poste dal piano dell’amministrazione Biden di trasferire Oak Flat a una compagnia mineraria di proprietà straniera. Il rapporto aggiunge ulteriori prove a sostegno dello sforzo dei membri della tribù di difendere il loro sacro sito religioso in Apache Stronghold c. Stati Uniti, un caso attualmente presso la Corte d’Appello del Nono Circuito.

Per oltre sei decenni, Oak Flat è stata protetta dal governo federale da attività minerarie e altre pratiche che renderebbero la terra sacra inutilizzabile per le pratiche religiose degli Apache. Ma nel 2014, il governo americano ha proposto di cedere Oak Flat alla Resolution Copper, una compagnia mineraria di proprietà straniera che prevede di trasformare il sito sacro in un cratere largo due miglia e profondo 1.100 piedi. Lo scorso giugno, due giudici del Nono Circuito si sono rifiutati di proteggere Oak Flat da questa distruzione. L’intera Corte sta ora valutando se riaprire il caso nelle prossime settimane.

Poesia di uno Tsistsistas

Something inside me was speaking….voice in a distant rain
That sings its thunder yet pauses …. this
Dusk of dried leaves that wait before dying under grey clouds of promise
And there
We search inside our yearning for the sound of hawk wings
Owl wings badgers whisper upon the horizon….
And gather in our hands the ashes of our beloved
Our palms opening toward the wind…
As days light
Sets upon the world….
With its circling….
Dog soldier poem
July 25 2022
Bologna Italy

C’è qualcosa che parla dentro di me … voce in una pioggia lontana
Che canta con rombo di tuono e poi si ferma … così
Crepuscolo di foglie secche in attesa della morte sotto nubi grigie gravide di una promessa
E là
Cerchiamo nello struggersi delle nostre brame il suono delle ali del falco
Ali di gufo tassi sussurrano all’orizzonte …
E raccolgono nelle nostre mani le ceneri dei nostri cari
Con i palmi aperti al vento …
Mentre la luce del giorno
Tramonta sul mondo …
Nella sua eterna ruota …

Poesia di Dog Soldier
Bologna (Italia), 25 luglio 2022

 

DI LANCE HENSON

TRADUZIONE: MAURO MARRA

La corte d’appello federale dà il via libera alla distruzione della terra sacra degli Apache

Il Nono Circuito Diviso ignora la legge sulla libertà religiosa e dice che la miniera di rame può distruggere Apache Oak Flat. La terra sacra dei nativi americani è sul patibolo dopo che la Corte d’Appello del Nono Circuito ha rifiutato oggi di proteggere Oak Flat da una compagnia mineraria di proprietà straniera. In una decisione 2-1, che il giudice dissenziente Marsha Berzon ha definito “assurda”, “illogica”, “falsa” e “incoerente”, la Corte ha stabilito che la decisione del governo di trasferire Oak Flat alla Resolution Copper non grava sostanzialmente sulle pratiche religiose degli Apache, anche se la miniera inghiottirà il luogo sacro in un enorme cratere, ponendo fine a quelle pratiche per sempre. Apache Stronghold, una coalizione di Apache, altri popoli nativi e alleati non nativi, rappresentata dal Becket Fund for Religious Liberty, ha promesso di appellarsi alla Corte Suprema degli Stati Uniti.

“Oak Flat è come il Monte Sinai per noi, il nostro luogo più sacro in cui ci connettiamo con il nostro Creatore, la nostra fede, le nostre famiglie e la nostra terra”, ha affermato il dottor Wendsler Nosie, Sr. di Apache Stronghold. “È un luogo di guarigione che è sacro da molto prima che gli europei arrivassero in questo continente. I miei figli, i miei nipoti e le generazioni successive meritano di mettere in pratica le nostre tradizioni a Oak Flat”.

Conosciuto in Apache come Chi’chil Biłdagoteel, Oak Flat è stato protetto dagli interessi minerari per più di sei decenni ed è iscritto nel registro nazionale dei luoghi storici. Gli Apache occidentali e altre tribù hanno adorato a Oak Flat da tempo immemorabile e ancora oggi vi si recano per raccogliere piante medicinali, visitare sorgenti sacre e condurre cerimonie essenziali come la Cerimonia dell’Alba per la maggiore età per le donne Apache.

Le protezioni di lunga data per Oak Flat sono state eliminate nel 2014, quando il governo degli Stati Uniti ha deciso di trasferire il terreno a Resolution Copper, una società mineraria di proprietà straniera. La miniera di Resolution Copper inghiottirà il sito in un cratere largo 2 miglia e profondo 1.100 piedi, rendendo impossibili le pratiche religiose e devastando lo stile di vita degli Apache.

“La decisione odierna è, come dice il dissenso, ‘assurda’, ‘illogica’ e ‘incoerente’: se qualcosa viola il libero esercizio della religione, è la completa distruzione di un luogo sacro che pone fine alle pratiche religiose per sempre, ” ha affermato Luke Goodrich, vicepresidente e consulente senior di Becket. “Questa sentenza non solo è devastante per gli Apache e altri nativi americani, ma minaccia anche persone di tutte le fedi”.

L’appello di Apache Stronghold alla Corte Suprema degli Stati Uniti è previsto per il 22 settembre 2022.

Una cometa potrebbe aver estinto una cultura dei Nativi Americani

Più di 1500 anni fa, una vasta cultura indigena nota come tradizione o cultura Hopewell esisteva in quelli che oggi sono gli Stati Uniti orientali. La causa del declino di quella cultura è stata a lungo dibattuta, ipotizzando cause come la guerra e il cambiamento climatico, ma ora si è aperta una nuova strada di indagine.02-Hopewell-Core-Map-NPS-1-960x628I ricercatori che lavorano in 11 diversi siti archeologici della cultura di Hopewell, in tre diversi stati, hanno trovato concentrazioni insolite di iridio e platino, segni rivelatori di frammenti di meteorite, durante gli scavi. Uno strato di carbone nel sedimento suggerisce anche un momento d’intenso calore. L’ipotesi principale è che i detriti di una cometa di passaggio possano essere caduti vicino alle comunità degli Hopewell nella valle dell’Ohio, provocando un’esplosione aerea che avrebbe avuto effetti profondi e potenzialmente devastanti sull’ambiente locale. L’esplosione della cometa avrebbe anche provocato incendi su circa 23.828 chilometri quadrati di territorio. Questa ipotesi spiegherebbe perché nei gioielli e negli strumenti degli Hopewell di quel tempo furono inseriti frammenti di meteorite.national-archives-photograph-rg77-144_20-millfordCi sono anche altri indizi: gli Hopewell hanno costruito un tumulo a forma di cometa vicino all’epicentro della regione delle piogge di meteoriti, che oggi è chiamato Milford Earthworks. Inoltre, tra le tribù formate dai loro discendenti si parla ancora oggi di un evento calamitoso che risale alla loro storia più remota. Ad esempio i Miami raccontano di un ‘serpente cornuto’ che volò attraverso il cielo e lasciò cadere rocce sulla terra prima di precipitare nel fiume. Gli Shawnee si riferiscono a una ‘pantera del cielo’ che aveva il potere di abbattere le foreste. Gli Ottawa parlano di un giorno in cui ‘il Sole cadde dal cielo’.

I micrometeoriti rilasciati in eventi di questo tipo hanno chiare impronte chimiche, affermano i ricercatori. Eventi cosmici come asteroidi ed esplosioni di comete lasciano dietro di sé elevate quantità di platino e iridio. E questi due elementi sono stati trovati in abbondanza. Il materiale è stato datato al radiocarbonio e i ricercatori hanno stabilito che l’evento abbia avuto luogo tra il 252 d.C. e il 383 d.C. I documenti storici euro/asiatici riportano che 69 comete passarono vicino alla Terra nello stesso arco temporale. Ulteriori studi sono ora in programma per avere un’idea migliore di come la pioggia di meteoriti avrebbe impattato su un’area così estesa. Sono ora in osservazione i pollini intrappolati nei sedimenti di quel periodo.SIA2069

https://www.nature.com/articles/s41598-022-05758-y.pdf

Attivisti Nativi Americani chiedono la restituzione di manufatti Sioux a un museo in Scozia

La Kelvingrove Art Gallery and Museum di Glasgow conserva nelle sue collezioni un paio di mocassini e un copricapo da bambino, e una collana di ossa di cervo appartenuta a un guerriero, che furono presi dal campo Sioux di Wounded Knee dopo il massacro del 29 dicembre 1890 ad opera dell’esercito degli Stati Uniti. Questi oggetti furono venduti al museo, nel 1892, dall’interprete di lingua Sioux George Crager, che si trovava a Glasgow con il Buffalo Bill’s Wild West Show. Il museo aveva acquistato da Crager anche una camicia utilizzata per la cerimonia della Ghost Dance che, dopo anni di trattative guidate dalla ora defunta attivista Lakota Marcella LeBeau (Cheyenne River Sioux), fu restituita alla tribù nel 1998. LeBeau era membro della Wounded Knee Survivors Association, un gruppo di discendenti dei Sioux di Wouded Knee e una figura di spicco del movimento che ancora chiede al Congresso degli Stati Uniti di revocare le medaglie d’onore assegnate ai 20 soldati che rimasero uccisi durante il massacro.

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Secondo i responsabili del museo, per ragioni sconosciute, gli altri tre oggetti non furono richiesti e rimasero a Glasgow. Tuttavia, Charles New Holy, attuale presidente dell’associazione dei sopravvissuti, afferma che LeBeau stava in realtà negoziando la restituzione di tutti gli oggetti, prima che morisse lo scorso novembre, all’età di 102 anni. Sostiene anche che la camicia da Ghost Dance e i tre oggetti ancora a Glasgow dovrebbe entrare in possesso della Wounded Knee Survivors’ Association piuttosto che del governo tribale di Pine Ridge, a cui il museo consegnò la camicia. Secondo Holy: “Quegli oggetti appartengono ai nostri nonni e nonne – il loro spirito è ancora collegato a loro – ma le persone vedono in loro prestigio e denaro. Questi sono oggetti spirituali che non dovrebbero essere esposti da nessuna parte”.

Sebbene tali casi di rimpatrio siano protetti negli Stati Uniti ai sensi del Native American Graves Protection and Repatration Act, che richiede alle istituzioni finanziate dal governo federale di inventariare le scorte di oggetti indigeni e resti umani per facilitarne la restituzione, non esiste un alcun accordo tra il governo statunitense e altri stati stranieri, lasciando alla discrezione di ciascun museo le scelte da compiere.

Screen-Shot-2022-02-14-at-11.17.30-AML’ultimo caso di restituzione degno di nota da parte di un’istituzione non statunitense ha coinvolto il Museo Karl May, un museo tedesco intitolato a un romanziere che accumulò una vasta collezione di manufatti indigeni nel XIX secolo, fra cui 17 scalpi appartenenti a membri della tribù Ojibwe. Una richiesta di restituzione fu presentata nel 2014, ma il museo ha esitato molto prima di restituire gli scalpi, temendo che ciò avrebbe costituito un precedente. Alla fine il consiglio di amministrazione del museo accettò di consegnare gli scalpi non alla tribù Ojibwe ma al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, non riconoscendo la tribù come nazione sovrana. In seguito il Dipartimento di Stato americano consegnò gli scalpi dei loro antenati agli Ojibawe non in quanto legittimi proprietari degli stessi ma solo come custodi, con facoltà di custodirli in qualunque luogo la tribù avesse deciso. La tribù li seppellì.

Gli USA vogliono proteggere i siti sacri, ma non Oak Flat.

Martedì 9 novembre scorso, otto agenzie federali degli Stati Uniti, oltre al Dipartimento degli Interni, hanno annunciato un accordo interagenzie denominato: PROTOCOLLO DI INTESA IN MERITO AL COORDINAMENTO E COLLABORAZIONE INTERAGENZIE PER LA TUTELA DEI SITI SACRI INDIGENI.

Quest’accordo ne sostituisce un altro che fu definito nel 2012. Oltre al Dipartimento degli Interni, le agenzie firmatarie sono i Dipartimenti dell’agricoltura, dei trasporti e dell’energia degli Stati Uniti, l’Agenzia per la protezione ambientale, il Consiglio della Casa Bianca per la qualità ambientale, il Consiglio consultivo per la conservazione storica e la Tennessee Valley Authority. Il Dipartimento della Difesa, che faceva parte del precedente accordo, non è più fra i firmatari.

La notizia di questo nuovo accordo è stata data a un gruppo di leader tribali, durante il vertice delle nazioni tribali della Casa Bianca, da Bryan Newland, assistente segretario per gli affari indiani dell’amministrazione Byden. Il Segretario agli Interni Deb Haaland, membro dei Laguna Pueblo, con una nota ha affermato che il Dipartimento dell’Interno è impegnato sia nella protezione dei siti sacri sia nella collaborazione con le comunità indigene per l’accesso a e l’amministrazione di tali siti.

Il nuovo accordo interagenzia prevede che le tribù siano consultate con largo anticipo durante il processo di valutazione dei progetti sui terreni federali allo scopo di incorporare la conoscenza tradizionale indigena per aiutare le agenzie a valutare l’impatto delle azioni federali sui siti sacri.

Nonostante quest’ammirevole impegno dell’amministrazione Byden, sembra che il progetto in Arizona che avrà un impatto devastante sul sito sacro di Oak Flat non sarà soggetto alla nuova direttiva. Il Dipartimento di Giustizia ha infatti sostenuto che anche la completa distruzione di Oak Flat, cosa certa se la prevista miniera di rame fosse aperta, non rappresenterebbe una violazione sostanziale della libertà religiosa degli Apache e che il governo federale ha il diritto di utilizzare le terre che controlla come meglio crede. Su questo si è in attesa di una decisione da parte della Corte d’Appello federale del 9° Circuito cui gli Apache si sono rivolti nel tentativo di proteggere il sito sacro di Oak Flat.

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