La siccità salverà Oak Flat?

Durante questo 2021 abbiamo pubblicato diversi articoli relativi alla battaglia degli Apache per la salvaguardia di Oak Flat, uno dei loro luoghi sacri minacciato da un progetto di estrazione di rame. Gli Apache credono, infatti, che Oak Flat sia un “luogo benedetto” dove abitano Ga’an, guardiani o messaggeri tra la gente e Usen, il creatore.

Riprendiamo l’argomento sottolineando che, come spesso accade, la sacralità di un luogo non è ritenuta motivo sufficiente di protezione da chi ritiene che il sacro possa e debba essere confinato entro le mura di una chiesa. Ben sapendo che parlare di sacralità con chi di sacro conosce solo il denaro è spesso inutile, il Consiglio tribale della San Carlos Apache Tribe ha recentemente incaricato la società di consulenza ambientale L. Everett & Associates, che ha sede a Santa Barbara, in California, di effettuare uno studio sull’impatto che la progettata miniera di rame avrebbe sull’ambiente. Dallo studio, denominato The Proposed Resolution Copper Mine e Arizona’s Water Future, è emerso che l’enorme miniera, che verrebbe scavata sui monti Pinal, 60 miglia a est di Phoenix (Arizona), consumerebbe l’acqua sufficiente a rifornire per 40 anni una città di 140.000 persone. Si tratterebbe di migliaia di miliardi di litri di acque sotterranee sottratte agli usi civili proprio mentre l’Arizona deve affrontare riduzioni senza precedenti dell’approvvigionamento idrico di superficie causate dai cambiamenti climatici. Il potenziale massiccio prelievo di acque sotterranee necessarie per la coltivazione della miniera avverrebbe proprio quando le riserve idriche superficiali dell’Arizona vengono drasticamente ridotte. Infatti, il mese scorso, i gestori idrici federali hanno ridotto la quota d’acqua del fiume Colorado destinata all’Arizona. Questa prima riduzione colpisce principalmente gli agricoltori, ma le probabili riduzioni future colpiranno anche le aree urbane, facendo anche aumentare il costo della risorsa acqua.90

Un componente della L. Everett & Associates ha testimoniato davanti al Congresso sugli impatti profondi e di vasta portata della progettata miniera di rame sulle falde acquifere sotterranee della pianura desertica confinante con i monti Pinal. La relazione indica che i pozzi privati nella contea di Pinal si stanno già prosciugando a causa della siccità e ha sottolineato la gravità degli impatti che ciò sta già avendo sulla Tonto National Forest e sulle falde acquifere nelle vicinanze del sito della miniera. Inoltre la miniera esaurirebbe la falda acquifera di Apache Tuff che rifornisce i torrenti della zona. E poiché, come per tutte le operazioni minerarie in Arizona, anche questa miniera sarebbe esente dalle normative statali sul prelievo delle acque sotterranee, la miniera potrebbe teoricamente pompare una quantità d’acqua illimitata.

A questo punto gli Apache sperano che la proposta di legge denominata Save Oak Flat Act sia approvata dalla Camera dei Rappresentanti al più presto. Nell’attesa gli attivisti di Apache Stronghold, un’organizzazione no-profit che lavora per proteggere il sito sacro di Oak Flat, stanno preparando un convoglio spirituale diretto a San Francisco, dove un tribunale ascolterà un appello che il gruppo ha presentato per impedire che la terra di Oak Flat sia trasferita alla Resolution Copper, la società di proprietà del gigante minerario anglo-australiano Rio Tinto che è interessata allo sviluppo della miniera di rame. I membri di Apache Stronghold prenderanno parte sabato 9 ottobre a una giornata di preghiera a Oak Flat prima di incontrare i leader della Tohono O’odham Nation, che offriranno una benedizione e una preghiera per il loro viaggio che inizierà il 13 ottobre ed effettuerà diverse soste per incontrare le comunità dei nativi americani e i leader religiosi dei Salt River Pima-Maricopa, vicino a Phoenix; dei Wishotoyo Chumash, nella regione di Los Angeles; e la colonia indiana Elem degli indiani Pomo; prima dell’udienza californiana del 22 ottobre.AP4476325276530220

Primi risultati del censimento americano. Gli Indiani d’America sono 9,6 milioni

Iniziano a essere pubblicati i dati del censimento generale della popolazione effettuato negli Stati Uniti nel 2020.

Il Census Bureau ha ricordato che i dati raccolti si basano sull’auto identificazione razziale ed etnica delle persone. Noi ricordiamo che gli Stati Uniti d’America si distinguono, unici fra tutti i paesi del cosiddetto occidente, per la classificazione razziale della loro popolazione.

Fra le altre finalità, i dati demografici sono utilizzati per ridisegnare i 429 distretti della Camera degli Stati Uniti in 44 stati e 7.383 distretti legislativi statali. Gli stessi dati servono anche per determinare l’entità delle risorse destinate ai programmi federali relativi agli indiani e per questo moltissimi leader tribali fecero una campagna insistente per convincere quanti più indiani possibile a rispondere alle domande del censimento, e il risultato è stato notevole.

A fronte della popolazione degli Stati Uniti che risulta essere di 331 milioni, con un incremento del 7,4 % sul 2010, la popolazione indiana americana e dei nativi dell’Alaska è aumentata dai 5,2 milioni censiti nel 2010 ai 9,6 milioni del 2020, con un aumento dell’86,5%. Questo fa sì che gli indiani d’America e i nativi dell’Alaska rappresentino oggi il 2,9% del totale. Un incremento di così ampia portata non può spiegarsi solo con il naturale incremento demografico. Come accade da diversi anni, sempre più persone percepiscono la propria identità indigena come un valore di cui essere fieri e, di conseguenza, manifestano questo stato d’animo auto dichiarandosi indiani.

Più in dettaglio:

– 3,7 milioni di persone si sono identificate unicamente come indiani d’America e nativi dell’Alaska.

– 5,9 milioni di persone si sono identificate come indiani d’America e nativi dell’Alaska in combinazione con un’altra razza o con più razze.

Il numero di persone che si sono identificate come bianchi, indiani d’America e nativi dell’Alaska è cresciuto da 1,4 milioni del 2010 a 4 milioni nel 2020.

I nativi hawaiani, da soli e in combinazione con altre razze, sono risultati essere 1,6 milioni.

Oggi gli indiani d’America e i nativi dell’Alaska da soli, cioè non in combinazione con altre razze, sono, dopo i bianchi, il secondo gruppo razziale più grande in diversi stati:

– Alaska – 14,8%

– Sud Dakota – 8,4 %

– Montana – 6,6 %

– Nord Dakota – 4,8 %

L’inizio di una nuova era?

Pochi giorni dopo che Deb Haaland ha assunto la sua carica di Segretaria degli Interni, il suo Dipartimento ha annullato una decisione dell’amministrazione Trump con cui era stato stabilito che una parte del fiume Missouri era sotto la giurisdizione dello stato del Nord Dakota piuttosto che facente parte di una riserva dei nativi americani.

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Pow-wow a Fort Berthold (2013 – foto Galanti)

L’Amministrazione Trump aveva deciso che la parte del fiume Missouri che scorre attraverso la Fort Berthold Indian Reservation era sotto la giurisdizione dello Stato piuttosto che quella delle nazioni Mandan, Hidatsa e Arikara, le tre tribù affiliate che vivono nella riserva.

La precedente amministrazione aveva ribaltato una decisione risalente al 1936 secondo cui, in base ai trattati, l’alveo del fiume Missouri apparteneva alle nazioni Mandan, Hidatsa e Arikara.

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Pow-wow a Fort berthold (2013 – foro Galanti)

I diritti delle nazioni Mandan, Hidatsa e Arikara sul letto del fiume Missouri che attraversa la riserva sono stati riaffermati e non dovrebbero esserci più dubbi sulla validità delle argomentazioni indiane e il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati non dovrebbe dipendere da chi siede al governo degli Stati Uniti.

 

Una prima, piccola, vittoria per gli Apache

Di recente il presidente Joe Biden ha emesso un memorandum con cui ha invitato tutte le agenzie federali a rafforzare la consultazione con le tribù e ripristinare le relazioni da nazione a nazione fra Stati Uniti e Nazioni indiane. La prima conseguenza è stata che il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha ordinato al Servizio Forestale di ritirare la dichiarazione finale di impatto ambientale che avrebbe permesso la realizzazione di un’enorme miniera di rame nel sito sacro di Oak Flat, in Arizona, distruggendolo. E’ stato così temporaneamente interrotto Il processo, avviato dall’amministrazione Trump, che prevedeva di scambiare delle terre di proprietà di una controllata della società mineraria Rio Tinto con altre, nella Tonto National Forest, comprendenti anche il sito sacro di Oak Flat.

Con una dichiarazione rilasciata lunedì scorso, la direzione della Tonto National Forest ha affermato che il governo federale ha ricevuto pressioni significative da molte parti dopo il rilascio della dichiarazione finale sull’impatto ambientale.

A questo punto il Servizio Forestale dovrà avviare le consultazioni con le tribù e le altre parti interessate in un processo che, secondo i suoi funzionari, potrebbe richiedere diversi mesi, facendo così guadagnare tempo prezioso in attesa degli sviluppi delle cause legali intentate dagli Apache per la salvaguardia di Oak Flat.

Il governatore repubblicano dell’Arizona, Doug Ducey, ha criticato il Dipartimento dell’Agricoltura sostenendo che l’annullamento di studi ambientali federali già completati per il capriccio di una nuova amministrazioni federale non è ammissibile.

Ma gli Apache esultano.

Ancora su Oak Flat

Il giudice federale Steven Logan ha respinto la richiesta dei membri tribali Apache di fermare il trasferimento delle terre dove si trova Oak Flat alla società mineraria Resolution Copper, una controllata della società Rio Tinto. Pur avendo riconosciuto che la miniera distruggerà per sempre un luogo sacro e devasterà completamente la linfa vitale degli Apache occidentali, il giudice ha anche stabilito che il gruppo di attivisti di Apache Stronghold non ha titolo legale sulla questione perché rappresenta degli individui e non un governo tribale Apache. Sebbene l’ingiunzione preliminare presentata da Apache Stronghold non sia riuscita a fermare il trasferimento delle terre, il caso sta ancora procedendo e potrebbe essere arrivare a processo, ma questa la sentenza rimuove qualsiasi barriera legale e ciò consentirà al Servizio Forestale degli Stati Uniti di procedere, entro la data limite dell’11 marzo prossimo, al trasferimento di proprietà. Anche esperti legali non sono d’accordo con la sentenza. “Le nostre leggi sulla libertà religiosa non permetterebbero al governo di demolire le chiese impunemente, e lo stesso dovrebbe valere per un sito che è sacro per il popolo Apache da molte generazioni.

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Wendsler Noise – attivista di Apache Stronghold – ex presidente del Consiglio tribale degli Apache di San carlos

Chiamato Chi’chil Bildagoteel in Apache, Oak Flat è compreso nel Registro nazionale dei luoghi storici per il suo significato spirituale e culturale per almeno una dozzina di tribù di nativi americani del sud-ovest e contiene centinaia di siti archeologici indigeni risalenti a 1.500 anni fa. Purtroppo, come già più volte scritto in precedenti articoli, Oak Flat si trova sopra uno dei più grandi giacimenti di rame non sfruttati al mondo, che si stima valga più di 1 miliardo di dollari. L’operazione mineraria distruggerà circa 17 kmq di territorio, ivi compresi i luoghi di sepoltura degli Apache, i siti sacri, i petroglifi e le piante medicinali che vi crescono.

Il piano della compagnia mineraria dovrà affrontare numerose altre sfide. La settimana scorsa, l’Advisory Council on Historic Preservation, un’organizzazione indipendente, ha annunciato che non approverà i piani di conservazione che il governo Trump ha proposto per proteggere i manufatti culturali e storici presenti a Oak Flat, perché li ritiene insufficienti.

Nel frattempo Apache Stronghold ha depositato un privilegio sulla terra, e il mese scorso anche la San Carlos Apache Nation ha intentato una causa per fermare lo scambio di terre che è in corso presso il tribunale distrettuale degli Stati Uniti a Phoenix. Il deputato dell’Arizona Raul Grijalva e il senatore Bernie Sanders hanno in programma di presentare al Congresso il Save Oak Flat Act per abrogare lo scambio di terre. E l’amministrazione Biden potrebbe abrogare le approvazioni ambientali.

Noi continueremo a seguire la vicenda.

Continua la battaglia legale degli Apache per la salvaguardia di Oak Flat

Come abbiamo già riferito in altri articoli, l’associazione no-profit “Apache Stronghold” si è rivolta alla Corte federale distrettuale dell’Arizona per impedire che gli Stati Uniti scambino i terreni al cui centro si trova il sito sacro conosciuto come Oak Flat con altri terreni di proprietà della società mineraria Rio Tinto affinché la stessa società possa aprirvi una miniera di rame che distruggerebbe il sito. Di seguito riportiamo alcune parti degli argomenti conclusivi del ricorso presentato da Apache Stronghold.OakFlat-2

b) Le rivendicazioni sulla controversia sulla terra

La rivendicazione dei diritti derivanti dal Trattato è sostenuta dal Querelante [Apache Stronhold] a nome dei suoi membri Western Apache. I membri del Querelante, che sono Apache occidentali, per mezzo del loro Trattato del 1852 con gli Stati Uniti d’America, (“il Trattato”), affermano di avere interessi di proprietà sulla parte delle terre che si propone di trasferire per mezzo di uno scambio di terre da parte del Convenuto [gli USA] con una compagnia mineraria privata. Queste terre includono in particolare, ma non sono limitate a, la “Parcella Oak Flat”. E la “Parcella Oak Flat”, inclusa nel progetto della Resolution Copper Mine, si trova proprio vicino al centro delle terre oggetto del Trattato del 1852 degli Apache occidentali, così come mappato nel 1899. Si tratta degli stessi 2.422 acri discussi nella rivendicazione “Religious Freedom and Restoration Act” (RFRA). Il Querelante sostiene che, per via delle disposizioni del Trattato, gli Stati Uniti non sono proprietari di questa porzione di terreno che ora sta cercando di scambiare. Il Querelante sostiene che anche i discendenti dei capi Apache che firmarono il Trattato hanno il diritto di farlo rispettare. Due di questi discendenti sono il dottor Wendsler Nosie, Jr., insieme a sua nipote Naelyn Pike. Ciascuno di loro è membro dell’organizzazione del Querelante.

Gli Imputati [gli USA] sollevano una serie di obiezioni sul motivo per cui l’attore [Apache Stronhold] non può agire per far rispettare le disposizioni del Trattato. Queste includono il fatto che il Q di un trattato possono agire per far rispettare i termini del trattato; e 2) se una persona appartenente a una classe di indiani discendenti dai firmatari può agire per far rispettare un Trattato perfezionato dai suoi antenati tribali?54813f719ee7f.image

IV Conclusioni di fatto

  1. La nazione Apache e gli Stati Uniti hanno stipulato un trattato nel 1852 che fu successivamente ratificato.
  2. Il Trattato del 1852 è l’unico trattato ratificato con gli Apache occidentali e non è mai stato modificato o revocato.
  3. L’Articolo 1 del Trattato riconosce “Detta nazione o tribù di indiani attraverso i loro Capi autorizzati” come parti del Trattato, tra cui il Dr. Nosie.
  4. L’articolo 4 obbliga gli Apache (le persone, non le tribù) “a riferire tutti i casi di aggressione contro loro stessi o la loro proprietà e territorio, al governo degli Stati Uniti”.
  5. L’articolo 7 vincola gli Apache a dare “al popolo degli Stati Uniti d’America … gratuito e sicuro passaggio attraverso il territorio dei suddetti indiani”.
  1. L’articolo 8 autorizza gli Stati Uniti a istituire “postazioni e agenzie militari e … posti di commercio”.
  2. L’articolo 9 del Trattato stabilisce che “il governo degli Stati Uniti dovrà al più presto, come convenuto, stabilire e regolare i loro confini territoriali e approvare e applicare nel territorio Apache le leggi che possono essere ritenute favorevoli alla prosperità e alla felicità di detti indiani”.
  3. L’articolo 10 autorizza gli Stati Uniti a fornire “donazioni, regali e strumenti”.
  4. L’articolo 11 recita: il “Trattato sarà vincolante … [e] riceverà una costruzione liberale … al fine che i detti indiani Apache non saranno ritenuti responsabili per la condotta di altri, e che il governo degli Stati Uniti legifererà e agirà in modo tale da garantire la prosperità e la felicità permanenti di detti indiani”.
  5. Gli Stati Uniti, tramite la Smithsonian Institution, Bureau of American Ethnology, realizzarono e pubblicarono, nel 1899, una mappa del Territorio del Trattato degli Apache Occidentali.
  1. Il dottor Welch ha testimoniato di aver inserito una freccia visualizzatrice della posizione di Oak Flats, sulla copia della mappa del 1899, reperto n. 1 del querelante.
  2. La posizione sulla mappa indicata mostra che il sito si trova chiaramente all’interno del Territorio del Trattato degli Apache occidentali.
  3. Inoltre, il Chí’chil Bildagoteel (Oak Flat) National Register Historic District si trova in e adiacente al centro delle previste attività della Resolution Mine.
  4. Alcune delle rivendicazioni relative alle terre tribali dell’Arizona furono risolte dalla Indian Claims Commission, (la Commissione).
  5. Dal 1949 fino al 1973 circa, la Commissione ha utilizzato il Docket 22 per affrontare i reclami per risarcire gli Apache e le relative Tribù per le terre prese, senza la dovuta autorizzazione, dagli Stati Uniti.
  6. Il governo federale, tramite la Commissione, ha tentato di porre fine al titolo originario Apache proponendo un risarcimento per le terre aborigene, definite dalla Commissione come terre soggette a “uso tribale esclusivo e occupate da tempo immemorabile”.
  7. Il dottor Welch non ha trovato, nei procedimenti della Commissione o altrove, prove di qualsiasi cambiamento o diminuzione nei diritti riservati dal trattato agli Apache sul territorio del trattato degli Apache occidentali.
  8. Il dottor Welch non ha trovato prove che gli Stati Uniti abbiano compensato i titolari dei diritti del Trattato Apache per Chí’chil Bildagoteel (Oak Flat).
  9. Oak Flat è terra Apache, come lo è stata per secoli e non è di proprietà degli Stati Uniti d’America o di qualsiasi altra entità o persona.
  10. Gli Imputati [gli USA] sanno che il terreno di Oak Flat era un luogo in cui più tribù hanno abitato e dove si riunivano pacificamente.
  11. Le regole adottate dalla Commissione, non lo statuto autorizzativo, (Indian Claims Commission Act del 1946), proibivano il riconoscimento di tratti di territorio utilizzati da più popoli indiani come terre aborigene di un singolo gruppo di pretendenti.
  12. La Commissione, nel Docket 22-E, ha identificato tutto o la maggior parte del tratto di territorio di Oak Flat come terre aborigene degli Yavapai, anche se era usato più frequentemente e ampiamente dagli Apache.
  13. Il procedimento della Commissione nel Docket 22-D ha riconosciuto un risarcimento alle tribù apache San Carlos e White Mountain per il sequestro di milioni di acri delle loro terre; ma le terre per le quali le tribù Apache occidentali hanno ricevuto un risarcimento non includevano Chí’chil Bildagoteel (Oak Flat).
  14. La Commissione ha erroneamente riconosciuto Chí’chil Bildagoteel (Oak Flat), in Docket 22-E, come terreno utilizzato e occupato esclusivamente dalla tribù Yavapai. Gli Yavapai e gli Apache condividevano abitualmente le aree di raccolta del cibo.
  15. Oak Flat, è il principale centro di attività per un orizzonte culturale molto più ampio degli Apache occidentali.
  16. Esperti culturali apache, detentori della conoscenza che rappresentano altre tribù e archeologi professionisti hanno riconosciuto Oak Flat come un hub locale per almeno dieci secoli di residenza, raccolta di cibo e attività cerimoniali.
  1. Frammenti di ceramica, incisioni su massi e pareti rocciose, aree di cottura e resti di diverse strutture di case e altre aree di attività circondano il querceto di Emory e contribuiscono al significato storico del Chí’chil Bildagoteel, al senso del luogo e a ciò che viene definito come “potere”.
  2. Le storie orali, i documenti storici e gli studi archeologici di più tribù hanno obbligato il Servizio Forestale degli Stati Uniti a nominare, e il Custode del Registro nazionale degli Stati Uniti a elencare, Chí’chil Bildagoteel nel Registro Nazionale dei luoghi storici.
  3. Le morfologie, le sorgenti, i boschi, i canyon e i siti religiosi di Chí’chil Bildagoteel incarnano e definiscono collettivamente un paesaggio culturale di 4.309 acri di utilizzo antico, continuo e significativo da parte degli Apache occidentali.
  4. I 4.309 acri del National Register District comprendono la totalità del lotto di 2.422 acri del Territorio del Trattato degli Apache Occidentali e della terra ancestrale degli Apache Occidentali proposti per lo scambio di terre.
  5. Oltre al loro alto disprezzo per la distruzione a ulteriore profitto personale, molti Apache occidentali considerano questo sconsiderato comportamento anche come un’intrusione estremamente pericolosa in una relazione secolare con luoghi altamente sensibili e sacri e con mai limitate forze naturali e soprannaturali.
  6. La pratica spirituale degli Apache occidentali, in particolare la Danza dell’Alba e altre cerimonie della Sacra Terra, esistono a beneficio di tutta la Creazione, non solo degli Apache.
  7. Il distretto storico nazionale di Chi’chil Bildagoteel (“Oak Flat”) è stato inserito nel Registro Nazionale dei luoghi storici nel 2017.
  8. Il significato di Oak Flat per i nativi americani, e in particolare per gli Apache occidentali, risale a molto prima del 1848, la prima volta che gli Stati Uniti rivendicarono la loro giurisdizione sull’area.
  9. Gli Apache usavano la terra di Oak Flat prima del Trattato del 1852.
  10. La testimonianza di due Apache, e del Dr. John Welch, stabilisce che Oak Flats e l’area circostante rimangono un sito sacro per il popolo Apache e un sito significativo per le pratiche religiose tradizionali per molti Apache.
  11. La testimonianza dei membri della Querelante, inclusa quella del Dr. Nosie, Jr., un membro della “tribù” degli Apache occidentali e praticante religioso tradizionalista, ha spiegato l’importanza di Oak Flat.
  12. Testimonianze dei membri Apache, Dr. Wendsler Nosie e Naelyn Pike, nonché la testimonianza di esperti dal Dr. John Welch a Simon Fraser University, Professore di risorse e gestione ambientale hanno descritto la pratica religiosa tradizionale del popolo Apache come un’esperienza privata intensamente spirituale che è inestricabilmente intrecciata con l’ambiente naturale e soprannaturale.
  13. I praticanti tradizionalisti si oppongono alla divulgazione dell’ubicazione o della localizzazione di luoghi sacri e generalmente trattano tali informazioni come riservate. Le pratiche spirituali Apache enfatizzano il rispetto per tutta la Creazione e raramente comportano disturbo dell’ambiente naturale. Le storie orali e la tradizione religiosa degli Apache occidentali includono molti riferimenti a siti e/o luoghi specifici, tra cui Oak Flat. Le testimonianze durante l’udienza hanno chiarito che l’Oak Flat National Register Historic District, oggetto primario di questo caso, è considerato sacro da molte persone degli Apache occidentali e continua a essere utilizzato per scopi religiosi tradizionali. Un membro della Querelante, il dottor Nosie, ha testimoniato che la sua pratica religiosa tradizionale in relazione a Oak Flat implica e richiede una presenza fisica e spirituale sul sito. Queste credenze religiose non sono disponibili in altri luoghi. Vedi anche la Dichiarazione di Hoffman in 10-11 p. 3. (un leader nelle cerimonie della Sacra Terra).
  14. Le testimonianze del dottor Welch e del dottor Nosie si basano sulla previsione degli Imputati relative al cedimento del terreno, secondo cui il cratere che ne risulterebbe dopo circa 40 anni sarebbe più grande e più profondo del cratere meteorico vicino a Winslow, in Arizona.