CASO MALDONADO: UN CRIMINE DI STATO
Il governo ha creato piste false, ha spiato, ha occultato informazioni. Ha pianificato una repressione illegale, l’ha attuata e poi ha nascosto i fatti.
di Sebastian Premici
Come hanno sostenuto la legislatrice Myriam Bregman e Gloria Pages in un recente articolo pubblicato nel giornale Izquierda Diario, una delle caratteristiche essenziali dei crimini dello stato è la pianificazione per negare i fatti (la repressione, la persecuzione della Gendarmeria, inquadrare i fatti in una nuova lotta “antisovversiva”), la pianificazione per nascondere le informazioni e per creare piste false (vedi anche il Caso Maldonado: i manuali del Governo di Macri per nascondere e negare Caso Maldonado: los manuales del Gobierno de Macri para encubrir y negar).
Il Governo nazionale, responsabile diretto e politico per la sparizione e conseguente morte di Santiago Maldonado, ha occultato l’informazione, creato piste false e utilizzato il suo apparato d’intelligence per sviare le investigazioni in corso verso le vittime – e discolpare la Gendarmeria – dal primo momento. Ha anche pianificato l’ingresso illegale al ‘Pu Lof en Resistencia Cushamen’ (nome della comunità –Lof – mapuche). Per questo c’era Noceti nella zona.
Indipendentemente dai risultati delle analisi dell’autopsia il 24 novembre, il Governo nazionale, guidato da Mauricio Macri, dovrà rispondere per i fatti del primo agosto. Sarà fatta giustizia?
Alcuni punti da tenere in conto, tutti rispecchiati nell’Espediente 8233/17 (Habeas Corpus):
* Il Governo sostenne in un primo momento che all’operazione del 1 agosto avevano partecipato solo 45 gendarmi in totale, distribuiti tra lo Squadrone 35 (El Bolson) e 36 (Esquel) – Fascicolo 896-. In un’altra lista consegnata dal Segretario del Coordinamento con i Poteri Giudiziali, Legislativi e Ministeri Pubblici, Gonzalo Cané, ci si riferisce a 100 uomini in uniforme (Fascicolo 894) dello Squadrone 35 e 36. In un altro rapporto della Gendarmeria si parla di 127 partecipanti, degli Squadroni 35, 36 e 41, ai quali poi si aggiunsero altri 3 dell’Aggruppamento XIV, dello Squadrone nucleo di Chubut e dello Squadrone José de San Martin (37). Perché non hanno voluto rendere nota fin dal primo momento della quantità di uomini in uniforme che parteciparono alla repressione? I libri degli Squadroni sequestrati presentano gravi omissioni nelle sue liste, ci sono uomini in uniforme che registrano ora d’ingresso ma non di uscita e viceversa. Come a dire che non esiste un’informazione che sia fedele sulla quantità di gendarmi che erano presenti al momento della repressione al Lof verso le 11.15 di quel primo agosto.
* Veicoli: Il 4 agosto, nel Fascicolo 162, la Gendarmeria informò della partecipazione di 14 veicoli. Il 15 agosto hanno invece informato della partecipazione di 17 veicoli (Fascicolo 865). La differenza non è indifferente. Il 6 agosto è stata realizzata la perizia sui veicoli che hanno partecipato alla repressione. Quando arrivarono allo Squadrone 36 in cui si trovavano le Ford Ranger che entrarono nel territorio (OLW 237 y OVI 549) si dichiarò che le cinture di sicurezza dei camion erano state distrutte (Fascicolo 255). Il giudice Guido Otranto non ha ordinato nessun tipo d’investigazione su questo fatto. Nemmeno le parti che hanno partecipato alla perizia commentarono l’accaduto.
A questo punto bisogna ricordare che Pablo Noceti, capo del Gabinetto del Ministro della Sicurezza (Patricia Bullrich), ha anticipato la perizia sui veicoli con una richiesta del 3 agosto. Così risulta in un rapporto della sezione dell’intelligence della Gendarmeria. Con riflessi rapidi, il Governo ha ordinato che i veicoli fossero lavati. Gonzalo Cané ha argomentato – in un’intervista pubblicata dall’Izquierda Diario – che erano stati lavati per “protocollo” e incolpò il Difensore Pubblico, Fernando Machado, di aver ritardato la presentazione dell’Habeas Corpus. Ovvero, l’argomento che ha trovato il Governo è che i veicoli erano stati lavati perché la denuncia sulla sparizione di Santiago Maldonado aveva tardato ad arrivare alla Giustizia.
Cané ha menzionato chiaramente che la sparizione è stata denunciata il 2 agosto nell’Espediente 8232 da Julio Saquero (APDH) e che l’Habeas Corpus è stato iniziato dalla Commissione Provinciale della Memoria (Fascicolo 1), lo stesso 2 agosto. Cané ha riconosciuto che la forza sospettata per la sparizione di Santiago Maldonado aveva lavato i veicoli. È stato Noceti che ha dato l’ordine. Il 28 agosto, Cané inviò a Otranto il “protocollo” della Gendarmeria con il quale ha riconosciuto tacitamente che il governo aveva lavato i veicoli (Fascicolo 1662).
Allora, come confidare nei risultati del DNA che sono stati realizzati sui veicoli? Nel Fascicolo 2090 si può leggere che: “Non si esclude il deterioramento di materiale genetico.” La domanda in questo caso è: come si è deteriorato questo materiale? E’ stato lavato? Questo non è un semplice passo del protocollo. Questo è un insabbiamento da parte del Governo.
In questo momento niente esclude la possibilità di pensare che Santiago Maldonado sia stato trasferito senza vita il primo agosto e gettato nuovamente nel fiume nella zona della vecchia guardia (1500 metri più a valle). Verso quel punto si è diretta la Ford Ranger OLW 237, vista anche da Matías Santana. In questa zona dove si uniscono l’attuale tracciato dell’RN 40 con il vecchio tracciato, la Gendarmeria ha mantenuto una base operativa per vari giorni dopo la repressione e sparizione di Santiago.
*Santiago Maldonado – RAM. Tra il 15 di agosto e il 4 settembre tanto il giudice Guido Otranto che il Governo nazionale hanno abbandonato l’idea che Santiago poteva essere della RAM e che non era mai stato dentro il territorio.
L’8 agosto la Gendarmeria ha firmato una relazione intitolata ‘RAM – Gendarmeria 2017’, inserita nell’Espediente del 16 agosto (Fascicolo 974 – vedere la relazione del Governo che ha giustificato la repressione: El informe del Gobierno que justificó la represión). In 36 fascicoli il Governo delinea la repressione del 1 agosto come azione antiterrorista come la repressione del 10 gennaio. Il 15 agosto Cané ha sollecitato dentro l’espediente (Fascicolo 912) che si vincoli la causa del Puestero de Epuyen con la sparizione di Santiago Maldonado. Il giorno seguente Bullrich ha sostenuto questa teoria al Senato. E il capo dello Squadrone 35, Fabian Méndez, ha ordinato ai suoi sottoposti di smettere di parlare dei mapuche per cominciare a martellare con la RAM, come figura nelle perizie telefoniche dentro dell’Espediente 8232/17.
Tuttavia, a partire dal 14 agosto, il giudice Guido Otranto già poteva contare sulle immagini registrate dalla stessa Gendarmeria inviate da Cané in due CD (Fascicolo 973), Lì si può osservare come alle 11.32 del primo agosto Santiago Maldonado appare nella fotografia in posa di corsa, fuggendo dalle pallottole della Gendarmeria. In pratica, la forza sospettata e il Governo sapevano che Santiago Maldonado era stato vittima della repressione e anche così hanno deciso di nascondere questa informazione. Perché? Perché la sua sparizione e successiva morte è stata responsabilità di quelle forze di sicurezza delle quali abbiamo parlato; il Governo ha giocato le sue carte per nascondere la verità.
*La caccia: Per prima cosa dissero che non c’erano veicoli che stessero vicino al fiume. Dalle fotografie e a partire dalle dichiarazioni degli stessi gendarmi si è invece provato che sì, i veicoli c’erano. Una relazione elaborata dall’area dell’intelligenza di questa forza, sequestrata in uno dei dischi rigidi – prova sollecitata dal Procuratore Silvina Avila – diede conto dei movimenti di quei veicoli che sì, arrivarono vicino al fiume. Di fatto, la Ford Ranger OLW 237 che aveva tracce di sangue che non si riuscirono a valutare, fu la prima ad arrivare. In quel veicolo si mossero Emmanuel Echazù e Pablo Escola.
Alla riva del fiume sono arrivati almeno due gruppi di gendarmi. L’Agenzia Cadena del Sud ha ricostruito parte dei loro movimenti in funzione delle dichiarazioni dei testimoni (vedere La risa de la impunidad). Il Governo le ha sempre presentate come dichiarazioni monocordi, senza ricadute. In ogni caso sono state dichiarazioni isolate. Ma possiedono una trama comune. Non per niente il giudice Gustavi Lleral ha sollecitato come prova la geo-localizzazione dei cellulari degli uniformati che sono arrivati al fiume.
Secondo questo giornalista, i due gruppi di gendarmi che sono stati più vicini al letto del fiume hanno avuto contatti con Santiago Maldonado: Dario Zoilan ha dichiarato che sparò a un manifestante che stava sull’ultima fila di salici, Neri Robledo ha detto di aver lanciato una pietra a un dimostrante e che lo aveva colpito alla schiena e lasciato barcollante, Juan Carlos Pelozo gridò “qua ne abbiamo uno” e tanto lui come Vera hanno voluto buttarsi nel fiume. Perché? Hanno visto che Santiago Maldonado stava affogando come conseguenza della repressione e non hanno fatto niente? Lo hanno spinto quando voleva tornare a riva? Lo hanno obbligato a restare nel fiume?
Per quella data il fiume non aveva più di 1,5 metri di profondità, con zone di un metro, non c’era molta corrente né pozze, come dichiarò Juan Carlos Mussin (Fascicolo 603). Qualcosa è accaduto nel fiume e i gendarmi lo sanno. Lo nascondono. Come la Gendarmeria, Cané, Noceti, Bullrich e Macri.
Emmanuel Echazù è un altro di quelli che sono stati vicino al fiume e sa quello che è realmente successo. La faccia di pesantezza di Juan Carlos Pelozo – quello che ha gridato “qui ce n’è uno” – descritto alle 11.44 del primo agosto, due minuti dopo che Echazù uscisse dal fiume, nasconde molto di più di quello che è stato dichiarato davanti alla Giustizia e nel tramite amministrativo fatto avanzare dall’ambito di violenza istituzionale del Ministero della Sicurezza.
Di che parla quello sguardo perso? Che sa? O che cosa lo hanno obbligato a tacere?
Fonte: http://cadenadelsur.com/crimen-de-estado/ 17 novembre 2017