LORENZA E MACARENA: ORDINARIA INGIUSTIZIA VERSO LE DONNE MAPUCHE

Pubblichiamo due articoli dal territorio Mapuche, le drammatiche storie di due donne. In un paese come il Cile, che ha un servizio nazionale e un ministero con nomi altisonanti come  “Ministero per la donna e la parità di genere”, e che ha inserito all’interno del Ministero di Giustizia la “Sottosegreteria per i diritti umani”, presieduta da una donna, i fatti che riportiamo sono particolarmente gravi. O forse i diritti delle donne valgono solo per le cittadine cilene a esclusione di quelle di etnia Mapuche? Parliamo di una donna detenuta, costretta a partorire alla presenza di un gendarme e incatenata al letto in sala parto, e di un “suicidio” di un’attivista, che molto comodo ha fatto alla multinazionale contro cui stava lottando, laddove la chiusura delle indagini è avvenuta in modo molto rapido…. Ringraziamo per i due contributi e per le traduzioni la Red Internacional En Defensa Del Pueblo Mapuche.15977121_311104579284986_108564939903945597_n

IL FEMMINICIDIO DI MACARENA VALDÉS MUÑOZ

L’attivista ambientale è morta nell’agosto di quest’anno, mentre si trovava in disputa con l’impresa RP Global per l’installazione di tralicci d’alta tensione nel terreno dove viveva. Personale dell’impresa l’avrebbe minacciata alcuni giorni prima della sua morte.

Il pomeriggio di lunedì 22 agosto 2016, Macarena Valdés Muñoz è stata trovata morta nella sua casa, a Tranguil. Il suo corpo era impiccato. Come raccontato da persone a lei vicine, s’è cercato di farlo passare per suicidio, ma la vertebra cervicale non s’è rotta, come dovrebbe succedere quando qualcuno s’impicca. “Si produce la rottura della vertebra cervicale e la persona muore istantaneamente. Se non è successo a Macarena, è perché era morta prima di essere appesa”, spiega Marcelino Collío, dirigente politico mapuche e suocero di Macarena. Il certificato del Servizio Medico Legale diceva “morte per asfissia ed impiccagione” ed altre cose “poco chiare per una persona che non sia specializzata nel linguaggio medico”, racconta Marcelino. Per ciò un medico ha dovuto spiegare alla famiglia che le caratteristiche della morte “per impiccagione”, non coincidono con quanto successo al corpo di Macarena. D’altra parte, tutto ciò che i criminali abbiano fatto all’attivista prima di ucciderla, è avvenuto davanti a suo figlio minore di solo 1 anno e mezzo, che stava con lei e, probabilmente, ha assistito al crimine.

Il sogno di Macarena Continua a leggere

COMUNICATO PUBBLICO DELLE COMUNITÀ MAPUCHE IN RESISTENZA E DEI PRIGIONIERI POLITICI DEL CARCERE DI LEBU

16195820_1220841841338426_6693308187697792843_nIl Cile brucia. Negli ultimi due mesi si è consumato uno dei maggiori disastri forestali della storia del Cile, secondo quanto dichiarato dallo stesso governo, con centinaia di incendi in 7 delle 15 regioni del paese, soprattutto nel centro-sud, che hanno  investito più di 500mila ettari di terreno. Il governo ha dichiarato lo stato di catastrofe nelle regioni di Valparaíso, O’Higgins, Maule, Bíobío e Araucanía. Contemporaneamente, si assiste alla corsa per trovare un capro espiatorio del disastro e, come spesso accade in Cile, la colpa viene addossata a presunti atti di terrorismo da parte dei mapuche. Questa accusa non solo viene pubblicata su molti media e riportata in rete, ma, ciò che è più grave, si sente direttamente dalla voce di rappresentanti istituzionali. Ma qual è la verità che si vuole coprire? Ciò che è certo è che le multinazionali della cellulosa non perdono niente a causa degli incendi, poiché incassano l’assicurazione, e ricevono poi dallo Stato i finanziamenti per ripiantare. Questo comunicato ci sembra particolarmente interessante, poiché si rivolge direttamente alla società civile cilena, con un appello all’azione e all’autorganizzazione.

COMUNICATO PUBBLICO DELLE COMUNITÀ LAVKENCHE IN RESISTENZA E DEI PRIGIONIERI POLITICI MAPUCHE DEL CARCERE DI LEBU

18 febbraio 2017

Dai Lov Lavkenche in Resistenza (comunità dei mapuche della costa), nel sud della Provincia di Arauco, e dal carcere, vogliamo informare l’opinione pubblica sulla nostra posizione di fronte all’ondata di incendi, di alcuni dei quali hanno cercato di colpevolizzarci: Continua a leggere

LA QUESTIONE DEL POPOLO MAPUCHE, UNA STORIA DI RESILIENZA UMANA NEL CILE CONTEMPORANEO

È con molto piacere che pubblichiamo la Tesi di Laurea di Arianna Scremin, amica e socia del cerchio da diversi anni. Arianna si è laureata presso L’università degli Studi di Padova, al Corso di laurea Magistrale in Istituzioni e Politiche dei Diritti Umani e della Pace, con la tesi dal titolo “LA QUESTIONE DEL POPOLO MAPUCHE, UNA STORIA DI RESILIENZA UMANA NEL CILE CONTEMPORANEO”. Lasciamo che sia lei stessa a presentarla, con le parole utilizzate nell’introduzione:

Qualche anno fa un amico mi chiese se volevo partecipare ad un incontro dell’associazione “Il Cerchio” dove si sarebbe parlato della questione del Popolo Mapuche e ci sarebbe stata la partecipazione di un Werkén, portavoce, della Comunità Autonoma di Temucuicui. Fu così che incontrai Jaime Huenchullan Cayul ed ascoltai la sua storia.

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Jaime Huenchuellan

Quanta strada percorsa e quanta ancora da percorrere per far conoscere, rispettare e tutelare i propri legittimi diritti. In Jaime ho visto racchiusa la dignità, l’umiltà, la perseveranza, la resilienza e la forza di un Popolo che da secoli lotta per ottenere la propria libertà. Di qui la scelta di diffondere il loro appello alla riappropriazione delle proprie terre e al diritto all’autodeterminazione.

In questo testo esaminerò brevemente la storia del Popolo Mapuche fino alla fine della cosiddetta “Guerra di Pacificazione” di fine Ottocento, per poi passare ad un’analisi dei maggiori strumenti e legislazioni a tutela dei Popoli Indigeni a partire dalla metà del XX secolo fino ad arrivare alla situazione odierna dei Mapuche per vedere quali progressi legislativi sono stati effettuati e la loro effettiva o mancata implementazione.”

TESI FINALE SULLA QUESTIONE DEL POPOLO MAPUCHE

 

L’ACCANIMENTO DELLO STATO CILENO CONTRO UNA AUTORITÀ SPIRITUALE MAPUCHE

La Machi Francisca Linconao, autorità ancestrale del popolo mapuche, della Comunità Rahue di Padre Las Casas, è finalmente tornata a casa, ma si trova in pessime condizioni di salute dopo uno sciopero della fame durato 14 giorni, dopo nove mesi di un procedimento giudiziario viziato nella forma e che solleva gravi dubbi su come è stata condotta l’indagine.

downloadLa Machi Francisca Linconao è uno degli imputati dell’omicidio dei proprietari terrieri Luchsinger-Mackay nella provincia di Temuco, accaduto nel gennaio 2013. Finora l’accusa non è stata in grado di produrre prove convincenti, uno dei testimoni d’accusa ha ricusato la propria testimonianza, dicendo che gli è stata estorta sotto minaccia e tortura, le presunte intercettazioni telefoniche non sono state ancora presentate e alla fine tutto si baserebbe su alcuni testimoni protetti, permessi dall’applicazione in questo caso della legge antiterrorista.

A causa del suo stato estremamente delicato di salute (la Machi è diabetica, soffre di varie altre patologie tra cui gastrite grave e osteoporosi, ha più di 60 anni e ora pesa 41 kg), per ben 4 volte le era stata concessa dal giudice la misura cautelare degli arresti domiciliari. Questo provvedimento è stato ogni volta annullato dalla Corte di Appello di Temuco che ha deciso invece di detenere in prigione la Machi Francisca, ignorando la gravità delle sue condizioni fisiche e spirituali; questo accanimento politico e giudiziario ha portato la Machi a decidere di iniziare, il 24 dicembre scorso, lo sciopero della fame sospeso il 6 gennaio dopo che il suo ricorso è stato finalmente accolto, permettendole di attendere il processo agli arresti domiciliari.

machifca-620x330In questo caso sono stati violati tre diritti fondamentali Continua a leggere

[Comunicato] Cile: la tendenza a una narrazione tendenziosa degli eventi.

Pochi giorni fa, in Cile,  è accaduto un fatto gravissimo. Il lonko (capo politico) della lonkocomunità Autonoma di Temucuicui è stato sequestrato, torturato e minacciato di morte da individui armati e in abiti civili che accompagnavano un contingente di carabinieri in assetto antisommossa in una “strana” operazione condotta sul territorio della comunità alla ricerda di un presunto trattore rubato.
Due giorni dopo, al termine di una marcia di protesta contro l’incursione, il deputato della destra cilena Gustavo Hasbun (UDI), dichiaratamente anti Mapuche, si impegna a diffonde informazioni false e tendenziose sulla comunità di Temucuicui, rimestando nel torbido.
Ci domandiamo quale sia l’intento se non acutizzare il problema e diffondere nella popolazione un maggiore sentimento di odio.

Gli attacchi ai leader delle proteste, l’incarcerazione, i sequestri e la diffusione di informazioni false sono pratiche che richiamano alla mente gli anni della dittatura di Pinochet. Il Cile appare ancora una democrazia a metà.

Qui il nostro comunicato in spagnolo / Aqui nuestro comunicado en español.
Qui il comunicato delle comunità Mapuche in lotta / Aqui el comunicado de las comunidades Mapuche en lucha

ARGENTINA: I MAPUCHE RIVENDICANO I TERRENI USURPATI DA BENETTON E VENGONO BRUTALMENTE REPRESSI

arton2727bottone_benettonQUESTA È UNA VERGOGNA ANCHE ITALIANA CHE COINVOLGE BENETTON, LA NOTA INDUSTRIA TESSILE. PROPRIO QUELLA DELLE BELLE FOTO COI BAMBINI DI TUTTO IL MONDO. CHE PERÒ PASCOLA LE SUE PECORE SU TERRITORI USURPATI AL POPOLO MAPUCHE, CHE MANDA LE SUE GUARDIE PRIVATE A REPRIMERE LE MANIFESTAZIONI DI DISSENSO E CHE HA LA FACCIA TOSTA DI RICORRERE AI TRIBUNALI PER FAR RISPETTARE IL PROPRIO “DIRITTO DI PROPRIETÀ”, MENTRE SI TRATTA DI SPECULAZIONE SULLA PELLE DEGLI INDIGENI.

Nella zona di Esquel, nel sud dell’Argentina, da più di un anno una comunità Mapuche sta recuperando terre ancestrali usurpate da Benetton. Sgomberata il 26 maggio 2016, con una operazione violenta che non ha avuto rispetto nemmeno dei neonati presenti, che ha portato all’arresto di numerosi comuneros, in una operazione condotta con reparti speciali e alla presenza della polizia privata di Benetton. In carcere resta ad oggi il Lonko della comunità, Facundo Jones Huala, prigioniero politico il cui caso abbiamo già seguito come Cerchio. Ricordiamo che in Cile la Machi (sciamana) Millaray, il Machi Tito, e altri 4 comuneros Mapuche tra cui Facundo, furono accusati senza prove nel 2013 dell’incendio alla casa del guardiano di un latifondo. Il processo politico serviva per spezzare la lotta che Millaray guidava contro la prevista costruzione di una centrale idroelettrica sul fiume Pilmaiquen, che distruggerebbe un centro cerimoniale sacro. I sei imputati furono tutti assolti, eccetto Millaray, condannata senza prove per favoreggiamento. Facundo, accusato di aver compiuto il fatto, scappò in clandestinità durante il processo, dopo aver passato un anno in prigione preventiva. Il processo è stato seguito da un nostro Osservatore. (in fondo all’articolo i link per approfondimenti)benetton-mapuche Continua a leggere