MAPUCHE: LETTERA DI DENUNCIA A BACHELET

10675758_10201780806202377_1397330171559424002_nLETTERA DI DENUNCIA A MICHELLE BACHELET SULLA REPRESSIONE AL POPOLO MAPUCHE

La lettera, firmata da organizzazioni e difensori di diritti umani europee e cilene, tra cui Il Cerchio, è stata inviata alla Presidente del Cile e a:

Ms. Victoria Tauli Corpuz Relatore Speciale sulla situazione dei Diritti Umani e libertà fondamentali dei Popoli Indigeni
Delegazione Permanente dell’Unione Europea in Cile
Delegazione della Commissione Parlamentare Mista UE-Chile
Senato del Cile, commissione Permanente su Diritti Umani, Nazionalità e Cittadinanza
Camera dei Deputati del Cile, Commissione Permanente su Diritti Umani e Popoli Indigeni 

Diseguito il testo della lettera.

12 ottobre 2014

       Alla Signora Michelle Bachelet Jeria

       Presidente della Repubblica del Chile

Signora Presidente:

Il motivo di questa lettera è quello di sommarci, come individui, Ong e attivisti internazionali per i diritti umani residenti in Europa, al malcontento generalizzato espresso da altre organizzazioni di DDHH (Derechos Humanos) tanto cilene quanto internazionali. Manifestiamo attraverso questo mezzo il nostro assoluto rifiuto degli episodi di violenza delle ultime settimane contro diverse Comunità Mapuche da parte della forza pubblica militarizzata dello Stato cileno. 1798646_1529153580655124_3297414973148098033_nQuest’ultima presente in Araucanía con un equipaggiamento militare (da guerra) che non si addice alle azioni di rivendicazione territoriale mapuche, assolutamente validate dalla Comunità Internazionale e conformi alle leggi esistenti rispetto ai popoli indigeni e tribali. Questo atteggiamento sproporzionato e al di fuori da ogni logica da parte delle autorità della zona e, pertanto, dello Stato, genera solamente nella popolazione cilena un’avversione contro la lotta di rivendicazione mapuche e un clima di terrore che attraverso i mezzi di comunicazione, intenzionalmente o no, si trasforma in rifiuto (razzismo) verso il popolo mapuche (per fortuna, esistono media alternativi seri che non disinformano, però purtroppo sono una minoranza).

1005514_312720238867483_1911231559_nQuesti fatti deplorevoli ci mostrano il volto ostile di un Cile che ci riporta ai 17 anni di dittatura tanto sofferti dal popolo cileno come mapuche. È veramente inaccettabile che dopo 4 anni di un governo di destra dura e intransigente verso il rispetto basilare dei diritti umani, un governo che prende le distanze dalla destra cilena permetta che fatti come questi continuino a succedere nelle regioni dell’ Araucanía, Bío-Bío, Los Ríos e Los Lagos. Tutto ciò che fino ad oggi continua ad accadere nel terrritorio che storicamente appartiene ai mapuche viene denunciato e pubblicato nelle reti sociali, le denunce ci dimostrano con prove fotografiche e fisiche la violenza smisurata con la quale agisce la polizia militarizzata. Inoltre, essa si è resa complice degli atti di violenza contro i mapuche da parte dei latifondisti e dei loro dipendenti. 10698655_1529153493988466_1096533662315580734_nUn esempio, accaduto venerdì 3 ottobre 2014 a Lumaco Bajo, Lof Marraio-Colliwinka. In questo settore sono state realizzate tre operazioni di sgombero come conseguenza di una misura di protezione al fondo agricolo che è oggetto di un processo di rivendicazione territoriale. Quel giorno una donna di 29 anni della comunità suddetta è stata aggredita, minacciata e insultata con grida razziste. L’aggressore si vantava della prorpia impunità, secondo quanto raccontato da osservatori dei diritti umani presenti nel luogo, e ci sono foto che evidenziano un grande ematoma al petto della donna e un taglio della mano, prodotti rispettivamente dal lancio di una pietra e da un colpo inferto con una forchetta.

A tale proposito gli osservatori di diritti umani affermano che “(…) si esaminerà il procedimento efettuato dalla polizia locale, osservato da almeno otto testimoni, giacché l’aggressore si trovava all’interno della proprietà controllata dai carabinieri tuttavia non è stato arrestato benchè in flagranza di reato e considerato che la legge permette la detenzione fino a 12 ore trattandosi di violenza contro una donna”. linsoNon essendo sufficente per la polizia nella zona del conflitto, il giorno seguente sabato 4 ottobre 2014, è stata realizzata una grossa operazione di repressione in territorio lavkenche. Questa è stata una delle più grandi operazioni effettuate negli ultimi 10 anni: una grande vergogna internazionale per il Cile, che ha appena approvato il 22 settebre di quest’anno la risoluzione della Conferenza Mondiale sui Popoli Indigeni. L’operazione ha avuto luogo, per la precisione, tra i comuni di Cañete e Tirúa, dove si concentrano i processi di lotta e recupero territoriale contro le imprese forestali Arauco, Mininco e Volterra. Con questo ci vuole per caso dimostrare, Signora Presidente, che gli interessi economici di pochi sono più rilevanti per il governo che il benessere di un popolo che lotta solo per ciò che è riconosciuto da tutti gli organismi di diritti umani nazionali e internazionali? E cioè il suo diritto al territorio ancestrale e al rispetto della propria cultura. Contrariamente a ciò che dovrebbe accadere, il popolo Mapuche è criminalizzato e tacciato di terrorista per la sua lotta di rivendicazione territoriale.10429258_1530138707223278_1884476357528116410_n

Secondo quanto dichiarato pubblicamente dagli osservatori dei diritti umani nel procedimento di sgombero in Lumaco Bajo “è particolarmente preoccupante che nell’ultimo procedimento il giorno mercoledì 1 ottobre 2014 siano stati arrestati due bambini di 10 e 12 anni, i quali secondo la loro testimonianza sono stati colpiti da un lavoratore agricolo, con schiaffi e pugni nel caso di M.C.M., e quindi trascinati e condotti ammanettati al commissariato di Rio Bueno, tanto M.C.M. come B.C.M., e quindi sono stati detenuti lì per quasi tre ore.” 10348603_10201780813802567_7638139369379646298_nÈ quindi inevitabile chiedersi: questa azione deplorevole e disumana sarebbe stata permessa o sarebbe avvenuta se i bambini fossero stati cileni, figli di un latifondista? L’estrema violenza da parte della polizia militare cilena contro le comunità mapuche nelle ultime settimane è reale e tangibile, come abbiamo potuto argomentare e provare, e ha dato come risultato il ferimento di uomini, donne e bambini (con diverse gravità), tra i vari comuneros feriti c’è Guillermo Waikillan Kalwekw di 60 anni, colpito da una pallottola al ginocchio destro e brutalmente picchiato dalla polizia.

D’altra parte non possiamo dimenticare e non denunciare le aberrazioni giuridiche commesse contro qualsiasi persona mapuche o non mapuche che appoggi la giusta e legittima causa di rivendicazione territoriale. E diciamo legittima, perché i trattati internazionali e le organizzazioni alle quali il Cile ha aderito lo confermano, per esempio: la Convenzione 169 della ILO, che il Cile ha firmato e ratificato (trattato vincolante), e nonostante la Dichiarazione sui Diritti dei Popoli Indigeni approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 2007 non sia giuridicamente vincolante, lo stato del Cile ha partecipato il 22 e 23 settembre 2014 a New York alla Conferenza Mondiale sui Popoli Indigeni, e la sua presenza l’ha resa partecipe di fronte alla Comunità Internazionale, facendosi parte di essa. Pertanto, è obbligata “moralmente” a rispettare gli impegni concordati nella sessione speciale di alto livello dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Naturalmente, il Cile è stata rappresentata alla riunione del 22 settembre da lei Signora Presidente e dal Cancelliere Heraldo Muñoz. Quel giorno è stata adottata all’unanimità la risoluzione della Conferenza Mondiale sui Popoli Indigeni, un atto fondamentale che rafforza il mandato giuridico e politico della Dichiarazione sui Diritti dei Popoli Indigeni – fissando impegni e azioni concrete degli Stati e delle Nazioni Unite per l’effettiva attuazione della Dichiarazione -. Attraverso la partecipazione alla conferenza, il Cile si unisce al consenso globale che riafferma l’impegno degli Stati membri con la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni. Il grosso problema è che in Cile vengono violati tutti i punti che compongono tanto la Convenzione 169 come la Dichiarazione. Alcuni esempi sono:

  1. Ai Popoli indigeni in Cile viene negato il diritto alla loro terra e l’accesso all’acqua.

  2. 423921_10200743509165528_415360336_nColoro che sono accusati di atti criminali non hanno un giusto processo (essendo immediatamente criminalizzati) e nella maggior parte dei casi si utilizzano testimoni protetti. Gli attivisti mapuche e non mapuche subiscono lunghi periodi di reclusione come “Prigionieri Politici Mapuche”, poi nella maggior parte dei casi vengono rilasciati, essendo dichiarati innocenti: tempo familiare e vita perduta nei processi che sono per lo più in piedi solo grazie a testimonianze inverosimili e contraddittorie utilizzate dai Pubblici Ministeri (situazione accertata da osservatori dei diritti umani di varie nazionalità). Inoltre, le sentenze sollecitate da questi nemmeno concordano con i delitti di cui sono accusati i Prigionieri Politici. Ci sono casi in cui si sono condannati mapuche a 10 o 15 anni, quando durante il processo è risultato chiaro che nessuna persona aveva corso pericolo di morte (quando in Cile ci sono assassini e stupratori confessi condannati a scontare tra 2 e 5 anni con i benefici carcerari). Infine inaccettabili sono le cause sui mapuche assassinati, in maggioranza completamente dimenticate dai tribunali, dai commissariati o trasferite convenientemente alla giustizia militare.

  3. 1904213_600508046686026_2107369100_nLa spiritualità è un altro punto importante. Secondo le indicazioni di entrambe le istanze del Diritto Internazionale si dovrebbero mantenere e proteggere i luoghi di interesse religioso e culturale. Però al contrario di ciò che è indicato, i protettori degli spazi sacri e guide spirituali del popolo mapuche, i e le Machi, sono criminalizzati per difenderli. Questo è il caso della Machi Millaray che fu accusata di incendio di un fondo all’inizio del 2013, insieme ad altri membri della sua comunità, e che dopo un anno di investigazioni, dopo essere stata rilasciata con la revoca della prigione preventiva il 31 maggio 2013, dovrà affrontare il processo il 27 ottobre, solo per la sua opposizione ferrea alla costruzione della diga idroelettrica in un luogo sacro del popolo mapuche, sul rio Pilmaiquen.

In relazione a quanto sopra elencato è noto a livello internazionale che lo Stato cileno ha permesso l’allagamento dei territori mapuche sacri da parte delle società idroelettriche e, inoltre, la piantagione di pini e eucalipti tanto in territorio storicamente mapuche che su territori sacri, provocando, inoltre, un impatto ambientale brutale e irreversibile. Si noti che le piantagioni forestali intensive hanno prosciugato i bacini dei fiumi e tutto questo influisce nella stagione degli incendi non solo sulle comunità, come è avvenuto la scorsa estate, ma anche su città come Concepción (si tratta di migliaia e migliaia di ettari occupati e sfruttati da imprese forestali come Volterra, Mininco e Arauco, tra le altre).

DSC_0006In conclusione, è chiaro che lo Stato cileno non rispetta i trattati firmati e ratificati. Non solo ha violato i diritti del popolo Mapuche, ma si è anche vantato davanti alla Comunità Internazionale del rispetto di questi: una vergogna per lo Stato cileno e soprattutto per il suo governo, Signora Presidente, già che questa volta deve essere aggiunto alla lunga lista di mancato rispetto dei trattati internazionali e gli omicidi di Mapuche un’altra aberrazione imperdonabile: l’uccisione di un essere umano, José Mauricio Quintrinqueo Huaiquimil di 32 anni. Tutto questo in piena “democrazia”, e come è noto nel contesto di un conflitto territoriale, culturale ed economico tra lo Stato cileno e il popolo Mapuche.10646920_10202906515404251_4090540120121073529_n

Ci appelliamo, per tutto ciò sopra nominato, al poco sentimento di democrazia che rimane allo Stato cileno, ricordandole con questa frase, Signora Presidente, che il Cile è ancora disciplinato da una Costituzione dittatoriale e, chiaramente, la polizia cilena e la forza militare continua ad agire con questo spirito: lo Stato e solo lo Stato può fermare questa brutalità o aggravarla ulteriormente, ma prima di consentire una cosa del genere dovrebbe essere tenuto in conto che la violenza porterà solo altra violenza. Pertanto, chiediamo che il Governo cileno rispetti le convenzioni internazionali come la Convenzione sui Diritti del Fanciullo, la Convenzione ILO 169 e la Dichiarazione recentemente firmato sui Diritti dei Popoli Indigeni, in quanto queste rappresentano i diritti umani minimi da cui la Comunità Internazionale è disciplinata.10520418_990874850938608_7600702817312551771_n

       Distinti saluti

América Guerrero A. (Hijx, hijxs de ejecutados políticos), Suecia, Estocolmo (Activista DDHH)

Anja Habersang, Politóloga Internacional – Alemania (Activista de DDHH) 


David Monticelli, Antropólogo y Director de la Asociación IL CERCHIO, Coordinación Italiana de apoyo a/por los Nativos Americanos

Elena Urrutia, Directora de la Asoc. Maricheweu –Germany– (Por los DDHH del pueblo mapuche)

Man-Ya Kniese, Directora de la Asoc. Maricheweu – International, Holanda (Por los DDHH del pueblo mapuche)

Pamela Ydígora, Escritora chilena –Chile/Alemania– (Activista de DDHH) 

4Carta a presidenta Bachelet- En apoyo al pueblo Mapuche

https://www.facebook.com/notes/coordinadorapopular-osorno/informe-comisi%C3%B3n-ddhh-sobre-la-represi%C3%B3n-en-comunidades-mapuche-en-resistencia-o/1487070214894774

FIRMA LA PETIZIONE: https://www.change.org/p/michelle-bachelet-jeria-basta-al-aumento-de-las-violaciones-de-derechos-humanos-contra-el-pueblo-mapuche-exigimos-un-nuevo-trato?lang=es-419

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