Ancora una volta il monte Chiguaihue si copre di sangue mapuche

di Martín Correa (1)

Oggi, 6 di agosto 2013, è morto assassinato Rodrigo Melinao Lican, giovane mapuche della comunità Rayen Mapu, all’interno del fondo agricolo Chiguaihue, nel comune di Ercilla, in una zona altamente militarizzata, vicina al posto di blocco delle Forze Speciali di Pidima (2), dove di notte transitano solo veicoli militari, secondo quanto denunciano le famiglie mapuche, che sono oggetto quotidianamente di pesanti irruzioni.


Rodrigo Melinao Licán era stato condannato lo scorso 24 luglio a 5 anni e un giorno per il reato di incendio forestale, e a 541 giorni per danni a due bus e un’autopompa, fatti occorsi nel 2011 nel settore di Chiguaihue, in un processo condotto dal Procuratore antimapuche Luis Chamorro e che le comunità catalogano come irregolare e frutto di montaggio, ragione per cui Rodrigo Melinao aveva deciso di resistere in clandestinità.

Tuttavia, la morte e la militarizzazione alle falde del monte Chiguaihue e la morte di comuneros mapuche non sono un fatto nuovo, come insegnano la storia e la memoria comunitaria.

Alle falde del monte Chiguaihue alla metà del secolo XIX esisteva un’importante insediamento mapuche, un lof (3) la cui massima autorità era il Lonko Pillan, che si estendeva tra il rio Malleco e il Huequen, e che fu la via d’ingresso dell’Esercito di Occupazione dell’Araucania a sud del rio Malleco. Nell’anno 1865, arrivano all’orecchio del colonnello Basilio Urrutia delle voci che si stava preparando una grande sollevazione mapuche guidata dal Lonko Kilapan, ragione per cui il capo militare inviò una divisione di 800 uomini verso l’interno, verso Chiguaihue e Collico, sotto il comando del tenente colonnello don Pedro Lagos che dichiarerà poi: “…mi misi in marcia erso oltre Malleco con 800 uomini, composti da 150 di fanteria di linea, 28 granatieri a cavallo, gli squadroni 3° e 4° del dipartimento e i 5° e 6° di Laja. Questa forza si incontrò nella zona di Chiguaihue con una di 200 uomini. Per tutta la durata della campagna terminata ora, la divisione si è occupata di castigare gli indigeni che favoriscono e appoggiano i cristiani malfattori, distruggendo le loro abitazioni e cimiteri e prendendo le loro proprietà. Varie indie anziane catturate nei boschi sono state liberate comunicandogli le Vostre intenzioni, al fine che fossero trasmesse nelle riserve indigene e giungessero a conoscenza di tutti, e cioè, che l’autorità è disposta a castigare e perseguire in tutti i modi coloro che commettono saccheggi negli insediamenti e accampamenti di cristiani”.

In seguito, nell’anno 1962, viene assassinato Carolos Collío, da colpi d’arma da fuoco sparati dall’allora proprietario del fondo Chiguaihue Ignacio Silva Correa, il quale fu detenuto solo 4 giorni. Tuttavia, i comuneros mapuche tornarono ad entrare nella proprietà più e più volte, dando così il via a quello che sarebbe stato un lungo e sostenuto processo di mobilitazioni e di azioni mapuche volte al recupero e ampliamento dei loro possedimenti.

Poi, Alex Lemun (4), il 7 di novembre 2002 viene assasinato dal maggiore dei carabinieri Marco Aurelio Treuer Heysen, mentre circa 40 persone (la metà composta da anziani, donne e bambini) della comunità Montitui Mapu stavano occupando il fondo Santa Alicia, parte dell’antico Chiguaihue.

Il 12 di agosto del 2009 fu assassinato Jaime Facundo Mendoza Collío, di 24 anni, da un carabiniere delle Forze Speciali di Santiago, Patricio Jara Muñoz, a causa di un colpo alla schiena, durante la repressione di un gruppo di famiglie appartenenti alla comunità di Requen Pillán che stavano occupando il fondo San Sebastián, anch’esso parte dell’antico fondo Chiguaihue. Entrambi i funzionari di polizia godono oggi di libertà.

Oggi, le famiglie mapuche di Chiguaihue hanno perso Rodrigo Melinao Lican, un altro dei loro fratelli, in una storia che si ripete e che è risultato della repressione e della militarizzazione del territorio.

Vadano a loro i miei sentimenti di dolore e di solidarietà, e il mio profondo rispetto.

Note:

(1) Storico e giornalista cileno, che si occupa in particolare di storia mapuche. Nel 2010 ha pubblicato, con Eduardo Mella, <Las razones del “illkun”/enojo. Memoria, despojo y criminalización en el territorio mapuche de Malleco>, Santiago, Lom Ediciones y Observatorio de Derechos de los Pueblos Indígenas, testo molto ben documentato sul tema dell’espropriazione del territorio e della criminalizzazione dei movimenti mapuche degli ultimi 20 anni, fino al periodo dei processi per “associazione illecita terrorista”.

(2) Si tratta di un’istallazione militare mobile, formata da un grande recinto di filo spinato con edifici prefabbricati e vari tipi di mezzi militari di varie forze di polizia (Carabineros, Gope, PDI)

(3) Il lof è alla base dell’organizzazione sociale mapuche; si tratta di un insieme di famiglia allargate che vivono su un determinato territorio, e che era molto più vasto e numericamente consistente delle comunità attuali.

(4) Alex Lemun è morto a soli 17 anni per un colpo alla testa. L’autore dello sparo mortale è stato assolto dalla Corte marziale. E, a tutt’oggi, la famiglia di Alex Lemun non ha ricevuto alcun tipo di indennizzo da parte dello Stato e neppure le scuse dalle istituzioni di polizia.

Articolo originale: http://adkimvn.wordpress.com/2013/08/06/el-cerro-chiguaihue-se-cubre-de-sangre-mapuche-una-vez-mas/

Traduzione e note: Luisa Costalbano

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